domenica 15 novembre 2009

Beati i primi perché saranno i primi

Questo lo prendo pari pari da un articolo di Linus, ma mi ha fatto pensare...

"Il culto delle classifiche aiuta a santificare il meglio e proteggerci dal peggio? No. Ci impone la dittatura del meno peggio.
Ci sono massime che hanno traviato l'umanità più di qualsiasi cattivo maestro. Come ad esempio "L'importante è partecipare". I danni causati da questa affermazione idiota sono incalcolabili: intere generazioni sono state sviate da un falso ideale di fair play quando invece fuori infuriava la battaglia e nella vita erano cazzotti veri (per no dire cazzi). E chi è stato il buontempone che, per primo, l'ha pronunciata? Di sicuro uno che non si intendeva di classifiche. Men che meno il barone de Coubertin a cui tutti l'attribuiscono: lui era per la competizione. Invece è stato un prete, tale padre Ethelbert Talbot, vescovo anglicano della diocesi di Bethlehem in Pennsylvania. Pronunciò quella frase nell'omelia di una delle messe solenni celebrate durante i Giochi del 1908. Ecco, appunto. Un prete. Si tratta evidentemente di una interpretazione personale di San Paolo che in realtà diceva tutt'altro: "Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono ma solo uno conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile." (I Cor 9: 24-25). Esattamente il contrario da quello che diceva il vescovo. Ma qui evidentemente era in gioco l'ideale "democratico" del premio finale a cui tutti devono avere il diritto di accedere. San Paolo era più brutale: non tutti vanno in Paradiso. Tiè. (...) Ma ciò che va bene alla maggioranza non va bene a tutti gli altri. Di conseguenza, sono inutili tutte le classifiche, da quelle editoriali a quelle discografiche. (...) Il cinema esibisce cinicamente gli incassi, come se i soldi guadagnati siano di per sè una garanzia di qualità, quando non è affatto così. Non lo è nemmeno in politica, dove ha preso corpo una curiosa concezione della democrazia per cui la hit parade elettorale serve solo a stabilire quali siano i vincitori e quali i vinti. Il premio è gestire il potere alla faccia di chi ha perso. Vae victis! Ma questo non ha nulla a che fare con la democrazia. (...) L'olimpismo, somma religione delle classifiche. è diventata la metastasi principale della nostra patologia classificatoria (...). "

Ciao a tutti, alla prossima

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